(LP)hotographer | Renzo Chiesa

“Conosco un posto nel mio cuore
Dove tira sempre il vento.”
(Cara)

“Adesso, mio dio, dimmi cosa devo fare
Se devo farla a pezzi questa mia vita
Oppure sedermi e guardarla passare
Però la vita com’è bella
E come è bello poterla cantare.”
(Meri Luis)

“E per che cosa mi dovrei pentire
Di giocare con la vita e di prenderla per la coda,
Tanto un giorno dovrà finire
E poi, all’eterno ci ho già pensato
è eterno anche un minuto, ogni bacio ricevuto
Dalla gente che ho amato.”
(Siamo dei)

Sono solo alcune delle frasi di quest’album che non smette mai di sorprendermi.
Quando mi vien voglia di ascoltare musica italiana, è probabilmente uno dei primi album a cui penso.

Non saprei neppure scegliere la canzone che preferisco. Forse “Meri Luis”? O forse “Siamo dei”? Ma no, c’è anche “Cara”! Oddio, ma anche “Futura”… E potrei andare avanti all’infinito.

Pubblicato nel 1980, “Dalla” fu l’album più venduto di quell’anno, grazie a tracce come, appunto, Cara, Futura e Balla balla ballerino.
Non soltanto le canzoni riscossero enorme successo, anche la copertina rientrò subito tra le cosiddette “copertine iconiche”: una fotografia di Dalla, che guarda in alto, verso il basco di lana e gli occhiali di osso che indossò.

Autore dello scatto è Renzo Chiesa, cremonese di nascita e milanese d’adozione e che ha immortalato tanti talenti musicali, come Giorgio Gaber, Fabrizio De André, Jimi Hendrix, Rolling Stones, Bob Marley e molti altri.

«Ho fatto il fotografo rock per buona parte della mia carriera. La fortuna è stata che quegli anni coincidessero con la massima espressione del genere. E che le rockstar, all’epoca, non fossero inavvicinabili come sarebbero diventate a partire dagli anni Ottanta».

Della copertina iconica, Chiesa racconta che tutto nacque per caso: «Seppi dalla radio che Lucio stava registrando a Carimate. Chiamai in studio, me lo passarono e fissammo un appuntamento. Gli feci una serie di scatti». La foto che è poi diventata la famosa copertina fu l’ultima scattata e, addirittura, al momento passò del tutto inosservata.
Solo tempo dopo, in seguito alla richiesta di foto da parte di un giornale, Renzo Chiesa riguardò gli scatti realizzati ed ebbe una folgorazione: quell’ultima foto era inizialmente un normale “mezzobusto”, ma lui decise di tagliarla drasticamente, stampandola quadrata e tenendo solo una parte del volto dagli occhi in su, così da concentrare l’attenzione su sguardo, occhiali e cappello, tutti tratti molto caratteristici dell’artista.

A quel punto ne inviò una copia al cantante suggerendogli di prenderla in considerazione per una futura copertina.
La settimana successiva Chiesa ricevette una telefonata dalla casa discografica RCA, che gl ichiese di acquistare la foto per la cover del nuovo disco.
Si trattò di una grande soddisfazione (anche personale) che segnò un importante tassello nel personale professionale di Chiesa.

Tempo dopo, purtroppo, la soddisfazione lasciò il posto all’amarezza: l’utilizzo dell’immagine, infatti, andò oltre quanto pattuito inizialmente. “In base al contratto avevano facoltà di usarla solo per l’album ma ci fecero anche manifesti e così decisi di bloccarli”.

Dopo quei fatti e fino alla morte di Lucio Dalla, il fotografo non ha più visto né parlato con il cantautore.

Di seguito altri scatti di Renzo Chiesa:

Fabrizio De André
Paolo Conte

Bob Marley

Jimi Hendrix

Questo scatto risale al 23 maggio 1968, durante un concerto di Jimi Hendrix al Piper di Milano.

Renzo Chiesa ricorda «Era il 1968, ero un ragazzino stregato da “Blow up” e mi portai dietro una Bencini 2, tutt’altro che una macchina professionale. Scattai senza flash, utilizzando le luci del palco».
In quel momento Chiesa non sapeva che quel modo di scattare sarebbe stata la sua cifra stilistica, che caratterizzerà poi i lavori da professionista.

Altra copertina celebre realizzata da Chiesa fu quella di “Un gelato al limone” di Paolo Conte. Era l’anno 1979 e fu invitato dalla casa discografica Rca a recarsi al ristorante Brellin, in zona Navigli. «L’idea era ricreare l’atmosfera del bar Mocambo, quel misto di Parigi, Sudamerica, pianura Padana, fumo di sigarette e improvvisazioni jazzistiche che rappresenta una costante della poetica di Conte, sin dal primo album».

Per realizzare il miracolo bastarono lo sguardo pensoso di Conte, la posa plastica del contrabbassista Giorgio Azzolini e il broncio di Silvana Casarotto, «una ragazza che lavorava all’ufficio stampa di Rca che si prestò come modella».
Tags
Share
error: Content is protected !!