Sono trascorsi ben 7 anni dal concerto di Bruce Springsteen in Piazza del Pleibiscito a Napoli, ma, se chiudo gli occhi, sento ancora le emozioni vissute quella sera sotto la pioggia di una serata di fine maggio.
Ricordo perfettamente le prime note di “My Hometown” e il mio pensiero “Aaaah, eccola!”, così come ricordo la pioggia incessante durante “Dancing in the dark” e la mia felicità per quei minuti magici, in cui perfino la pioggia mi era sembrata meravigliosa.
Per me i vinili di Bruce Springsteen sono sempre stati sinonimo di “casa”, sempre presenti sul giradischi o nel mobile del soggiorno.
E, delle tante copertine, ce n’è una che mi ha sempre incuriosita per i suoi colori e composizione:

Così quando qualche anno fa, appassionandomi alla fotografia, ho deciso di scoprirne di più, tutto mi è risultato più chiaro: l’autrice dello scatto è la conosciutissima Annie Leibovitz, fotografa della rivista Rolling Stones dal 1970 al 1983 e che nel 1975 ricoprì il ruolo di fotografa della tournée di concerti dei Rolling Stones.
Senza dubbio si tratta di una delle massime esponenti della fotografia ritrattistica, con uno stile improntato sull’alchimia tra soggetto e fotografa e su una totale fiducia che il soggetto fotografato ripone in lei.
Queste le sue parole “Quando dico che voglio fotografare qualcuno, significa, in realtà, che vorrei conoscere qualcuno, consultarne la personalità. Per realizzare il miglior scatto possibile devo calarmi nel contesto, nella situazione. La fotografia perfetta immortala ciò che ti circonda, un mondo di cui divieni parte”
Ma torniamo a Born in the U.S.A., com’è nata la copertina di uno degli album più importanti della storia del rock, riconosciuto come il più grande successo commerciale di Springsteen?
La title track dell’album ispirò la foto di Annie Leibovitz, la quale scattò diverse foto di Springsteen in maglietta bianca, jeans blu e il berretto blu.
La scelta, poi, ricadde sullo scatto che ritrae The Boss di schiena, con una bandiera americana di sfondo, il sedere in primo piano avvolto nei jeans e in una cintura che stringe la t-shirt. Un cappellino americano nella tasca destra come fosse un fazzoletto rosso.
Molti pensarono che l’immagine raffigurasse Springsteen mentre urina sulla bandiera ma lui negò “Non era intenzionale, abbiamo scattato molte foto e alla fine quella del mio culo sembrava migliore di quella della mia faccia, è quello che è andato in copertina”.
Di seguito altri scatti dello shooting:
Dell’album, pubblicato il 4 giugno 1984, Springsteen disse “Penso che ciò che sta succedendo ora è che la gente ha voglia di dimenticare. C’è stato il Vietnam, c’è stato il Watergate, c’è stato l’Iran — siamo stati sconfitti, ci hanno fatto pressione e per finire siamo stati umiliati. Penso che la gente abbia bisogno di provare sentimenti positivi nei confronti del proprio Paese. Ciò che sta accadendo ora, a mio parere, è che questo bisogno — che è una cosa bella — viene manipolato e sfruttato. Vedi la campagna elettorale di Reagan in TV: “It’s morning in America”, è mattina in America. E ti viene da dire, be’, è mattina a Pittsburgh. Non è mattina sulla 125esima Strada a New York; è mezzanotte, ed è come se ci fosse una luna nefasta in alto nel cielo. Ecco perché quando Reagan ha fatto il mio nome in New Jersey l’ho percepita come un’altra manipolazione, e ho sentito il dovere di dissociarmi dalle parole gentili del presidente”.
In effetti Ronald Reagan, che come molti si fermò a un’interpretazione patriottica della canzone, chiese di avere in concessione il brano per utilizzarlo durante la campagna elettorale e naturalmente Springsteen rifiutò.
Torniamo ad Annie Leibovitz.
Suo è anche il più celebre ed emblematico ritratto di John Lennon, realizzato poche ore prima della sua morte:
E tanti altri sono gli scatti di Annie Leibovitz entrati nella storia della fotografia:





A giovedì prossimo con il prossimo vinile!